20 Marzo 2023 |

Mental health, nei lavoratori caregiver tutelata con il welfare

    La crisi pandemica ha rivoluzionato anche l’ambito dei bisogni sociali e, sulla base di questa tendenza, le aziende orientate al welfare e gli attori del mercato stanno plasmando i servizi offerti ai lavoratori e alle loro famiglie. Partendo da questo presupposto, i servizi  di derivazione sociale e sanitaria acquisiscono sempre più spazio nelle dinamiche interaziendali.

    Di recente, ad esempio, le prestazioni che favoriscono  un’integrazione tra vita personale e professionale stanno maturando molta più rilevanza per i lavoratori dipendenti, 

    L’importanza delle prestazioni sanitarie  ha acquisito sempre più spessore nel corso della pandemia. Considerando i dati più recenti, nel 2021 l’ammontare di spesa legata al welfare sociale, ossia quella categoria che comprende anche sanità e assistenza familiare, ha costituito circa il 48% della spesa complessiva in ambito welfare da parte dei lavoratori.

    Non sono cambiate semplicemente le esigenze sociali, la pandemia ha orientato in maniera sempre più accentuata l’attenzione degli italiani verso la propria salute. Ne consegue l’azione degli operatori attivi in campo welfare verso la possibilità di siglare accordi e collaborazioni con imprese e istituzioni operanti nel settore della cura.

    Il Covid-19 ha condotto le imprese verso il perfezionamento del proprio portafoglio welfare in vista di una maggiore attenzione alla dimensione sociale ed economica dando, in particolare, un forte impulso alle rivendicazioni in ambito di previdenza complementare e delle prestazioni connesse alla salute.

    Stando alle statistiche elaborate dal National Alliance on Mental Health (NAMI) e dal Centro Studi e Ricerche sulla Famiglia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore:

    • Un lavoratore su 5 fa fronte periodicamente a problematiche connesse al mental health e al benessere relazionale;
    • Nel tentativo di instaurare un rapporto sano con le nuove modalità lavorative imposte anche dalla crisi pandemica, il 46% dei lavoratori dichiara di aver maturato livelli di stress e di ansia molto più elevati rispetto al passato;
    • 7 lavoratori su 10, più o meno, nutrono una certa preoccupazione per l’andamento della loro vita professionale anche quando non si trovano in ufficio.

    Salute della famiglia: i sostegni a favore dei caregiver

    Quando parliamo di salute è indispensabile prestare attenzione anche alle esigenze dei familiari dei lavoratori che possono usufruire di forme di welfare aziendale. Da questo punto di vista, soprattutto recentemente, la macrocategoria socioeconomica che include i servizi riguardanti il supporto ai familiari fragili e, di conseguenza, ai caregiver che prestano assistenza, ha assunto sempre più importanza. 

    Il motivo di questo trend è da ricondurre all’andamento demografico italiano ed essenzialmente ai carichi di assistenza sempre più numerosi che pesano sulle spalle di tutti. Grazie ai dati ISTAT possiamo delineare un quadro dell’attuale situazione italiana: sono circa 13 milioni gli italiani che, con differenti gradi di intensità e responsabilità, offrono la propria assistenza a un parente gravemente malato o non autosufficiente.

    Secondo diversi studi condotti da operatori del settore, sulla base di un campione di 12.000 dipendenti, il 17% dei dipendenti-caregiver versa circa 10.000 euro all’anno per offrire assistenza ai familiari non autosufficienti, laddove in un caso su due si faccia riferimento a spese sostenute personalmente. Le difficoltà che si riscontrano maggiormente in queste circostanze sono direttamente connesse alla capacità di gestire il tempo, alla possibilità di conciliare adeguatamente la vita lavorativa e quella personale (72%), e agli aspetti economico e finanziari (64%).

    Il welfare aziendale facilita sicuramente la possibilità di alleggerire queste difficoltà tramite servizi specifici, ma solo il 2% delle risorse che i lavoratori spendono sono rivolte a questa tipologia di servizi.

    LianeCare, una risposta ai bisogni sociali delle persone

    Coloro che supportano quotidianamente soggetti che soffrono di patologie evidenti, disabilità e, nello specifico, di disturbi comportamentali o cognitivi potrebbero avvertire il cosiddetto ‘burden caregiver’, più comunemente definito ‘peso dell’assistenza’.

    Il fatto di prendersi cura di una persona, infatti, può determinare disagi a livello psicologico che si manifestano tipicamente attraverso disturbi d’ansia, depressione e malessere fisico.

    Il fenomeno del burn out si manifesta, nella maggior parte dei casi, in soggetti che inconsciamente finiscono per vivere in funzione della patologia del proprio familiare e che purtroppo non beneficiano di supporti alternativi.

    I dati ottenuti dagli studi sull’incidenza di burn out nei caregiver, non permettono di stabilire un’univocità della situazione, ma una ricerca condotta nel 2009 dal Censis dimostra come prevalentemente le persone più ‘a rischio’ siano in prevalenza le donne che si occupano quotidianamente del proprio coniuge che soffre di una patologia. Si tratta di donne molto provate dal punto di vista psicologico e che, purtroppo, non hanno relazioni sociali e validi supporti.

    Recentemente, il fulcro della questione si è spostato sotto il profilo scientifico ed istituzionale e sulle situazioni di stress in cui incorre il caregiver nella sua attività di assistenza.

    Ne consegue la messa a disposizione di percorsi di assistenza sociosanitaria del paziente, attraverso forme di coaching e supporto psicologico dedicato a questa categoria di persone.

    Gli operatori, dunque, stanno progressivamente offrendo risposte in ottica welfare. Alcune aziende impegnate in interventi di welfare aziendale stanno plasmando la loro offerta sulla base di un quadro operativo che considera sempre più rilevanti i servizi di cura e assistenza familiare per i dipendenti caregiver.

    Una fra tutte, LianeCare, la prima piattaforma italiana improntata su servizi dedicati ai lavoratori caregiver e alle imprese che mettono le persone al centro. Secondo Anna Benini, la co-fondatrice della piattaforma digitale, le imprese ad oggi devono progressivamente strutturare piani welfare focalizzati sulle esigenze sociali delle persone, prestando un’attenzione particolare alle esigenze di cura e assistenza che si manifestano lungo il corso di una vita, anche lavorativa.

    Qualcosa, quindi, sta sicuramente cambiando nella cultura del welfare, nonostante continuino a permanere alcune criticità. Benini evidenzia, ad esempio, le difficoltà evidenti dei dipendenti nel comunicare e “svelare la propria situazione”, tormentati dall’idea che questo possa creare ripercussioni negative sull’ambiente di lavoro. A questa problematica si aggiunge un tema di non poca importanza: pare che i lavoratori abbiano la chiara propensione, in ambito welfare, a fidarsi poco di chi fornisce i servizi, soprattutto quando connessi all’ambito di cura e assistenza delle persone. Ne consegue la possibilità di soffermarsi sulla qualità dei suddetti servizi e di garantire la certezza che la badante, aggiunge Benini, “sia una persona fidata e che sappia fare il suo lavoro”.

    Sulla base di queste esigenze, alcuni provider e organizzazioni stanno focalizzando le proprie risorse sulla qualità e certificazione dei servizi. Siccome il welfare aziendale viene ormai promulgato tramite il ricorso a piattaforme digitali, è essenziale offrire la garanzia che i servizi  presenti nei portali siano caratterizzate da una certa affidabilità, soprattutto quando connesse ad aspetti delicati come quelli di cura e assistenza.

    LianeCare è una piattaforma pensata per offrire servizi di people caring a 360 gradi. I dipendenti possono accedere a servizi progettati per pervenire a un’integrazione adeguata tra vita professionale e personale in ogni fase del ciclo di vita

    Self Care, Family Care e Premium Care convivono in un unico hub che include supporto psicologico on-line, psico-educazione e orientamento dedicato ai lavoratori che sono anche caregiver.

    LianeCare, inoltre, offre un esclusivo servizio d’incontro tra, badanti, baby sitter, pet sitter  e famiglie che hanno bisogno di assistenza in diversi contesti domestici. Parliamo di un sistema di matching con personale di caring verificato che punta alla facilitazione del rapporto domanda/offerta e che favorisce, allo stesso tempo, la messa in regola di questa tipologia di relazioni. 

    Con il pacchetto Family Care, ad esempio, è possibile accedere a molteplici soluzioni:

    • 70h di formazione psicoeducativa per rispondere serenamente alle sfide quotidiane che la vita ci chiede di affrontare ; 
    • Matching con  personale di caring qualificato come badanti, assistenti familiari, baby sitter e pet sitter;
    • Colloquio di orientamento con specialista del caring per trovare una soluzione ai problemi di fragilità familiare 
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