27 Aprile 2022 |

Sharing welfare: aumento sotto il 30% per fine emergenza

Che cos’è lo sharing welfare: due accezioni

Con il termine “sharing welfare” si può far riferimento a due aspetti diversi. Da una parte possiamo parlare di sharing welfare riferendoci alle soluzioni per il supporto dei dipendenti condivise tra diverse piccole e medie imprese, dall’altra ne possiamo parlare facendo riferimento alla condivisione di servizi tra i dipendenti della stessa azienda, come può avvenire con il car sharing tra colleghi o ad esempio con il credito per il noleggio di scooter elettrici fornito dall’azienda.

Nel primo caso si fa riferimento soprattutto alle piccole e medie imprese che in alcune situazioni possono incontrare delle difficoltà ad implementare piani di welfare solitamente pensati per le grandi aziende. La PMI per risparmiare sull’acquisto di pacchetti di welfare aziendale può condividerli con imprese dello stesso settore con cui stringe una partnership.

Nel secondo caso invece parliamo di un fenomeno sempre più diffuso a seguito dell’emergenza pandemica e della conseguente introduzione del lavoro flessibile, ovvero la condivisione di benefit tra colleghi all’interno della stessa azienda, come può essere ad esempio l’auto aziendale. Il corporate car sharing trasformerebbe così l’automobile di proprietà dell’azienda da benefit individuale a condiviso.

Sharing Welfare o car sharing, cos’è?

Prima dell’avvento della pandemia per la Sars – Cov- 2, i pendolari in Italia erano circa 30 milioni. Considerando che in Italia la popolazione è di circa 60 milioni, va da sé che il numero di persone che ogni giorno si spostava da casa per recarsi sul luogo di lavoro o di studio era effettivamente considerevole. La percentuale di coloro che tra questi si spostavano per esigenze di lavoro era del 68%. La regione che risultava con il più alto numero di persone che si spostava di casa ogni giorno era la Lombardia con ben 5,6 milioni di pendolari. Mentre la città con più pendolari era Roma con 1,5 milioni di persone.

Con la pandemia però questo numero è calato di molto. Complici sicuramente l’entrata dello smartworking nella vita delle persone e la necessità di ridurre gli assembramenti. Perciò a fine 2021 l’Istat ha rilevato su un campione intervistato, che il 25 % dei pendolari ha ridimensionato il numero di spostamenti casa-lavoro e che addirittura il 10 % li ha del tutto azzerati.

Con l’attuale fine dell’emergenza sanitaria il quadro muta nuovamente. I lavoratori hanno trovato dei benefici nella pandemia: dal lavoro agile al viaggiare in situazioni meno affollate e più sicure. Ecco perché 4 persone su 5 degli intervistati non ha intenzione di tornare ad usare i mezzi pubblici quotidianamente come prima dell’avvento del Covid. E qui lo Stato è andato ad intercettare un bisogno ma anche una necessità ambientale importante. Per cui nel maggio 2021 il Ministero della Transizione Ecologica ha firmato un decreto attuativo che andava a completare il Decreto Rilancio del 2020, per cui ha reso obbligatoria nelle aziende con più di 100 dipendenti la figura del Mobility Manager che ha il ruolo di redigere ogni anno, un Piano di Spostamenti Casa – Lavoro e favorire le attività di car sharing per ridurre l’impatto ambientale dell’inquinamento delle macchine.

Ma cosa è il car sharing? Perché incide sul Welfare aziendale?

La condivisione di una macchina che però non è di proprietà di chi la utilizza è quel che si definisce “car sharing”. Si fa in modo di unire persone che abitano relativamente vicine, gli si fornisce una macchina aziendale e così si risparmia economicamente, si limita il traffico (lì dove sono in tanti ad attuare questa modalità di spostamento) e si contribuisce ad una società più ecologica. Il car sharing rientra nel Welfare di un’azienda perché riduce lo stress dei dipendenti che possono condividere il viaggio e risparmiare. Inoltre tale soluzione ha dei vantaggi: in caso di guasto della macchina essa può essere facilmente sostituita e/o riparata con spese pagate dall’azienda e nel caso delle macchine elettriche vi è anche la possibilità di accesso alle zone a traffico limitato.

Differenze tra car pooling e car sharing

Le aziende hanno notato che i loro dipendenti vedono di buon occhio lo sharing mobility e infatti i dati Istat lo confermano. Si è rilevato inoltre che il 35% degli intervistati preferisce il car sharing come modalità per andare a lavoro per tre motivi fondamentali: come modo per non inquinare (50%), come risorsa per fare prima e per evitare il traffico (55%). Per cui è nato nelle aziende anche il fenomeno del car pooling, ovvero l’abitudine a condividere un’auto di proprietà di un lavoratore con altri colleghi.

Car sharing per aziende, quali sono i vantaggi

Il car sharing diventa un benefit per i lavoratori, in quanto questi ultimi sono meno stressati dal traffico, spendono di meno in carburante e ogni mese vedono il loro stipendio meno eroso dalle spese di gestione di una macchina. Condividendo la vettura con il car pooling poi migliorano i rapporti tra colleghi, si genera un minor assenteismo, minori ritardi, i lavoratori sono più collaborativi e sereni e migliorano la produttività. In questo modo quindi, la condivisione di un benefit diventa una scelta virtuosa che coinvolge lavoratori, azienda e ne beneficia anche la società. Infatti l’adottare questa pratica in diverse aziende sta progressivamente rendendo i mezzi pubblici meno affollati. Una mobilità quindi condivisa e sostenibile, un benefit che si va aggiungere ai programmi di work life balance di molte aziende.

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